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Italia [IT] Il Manifesto, Ponte Galeria, fondi tagliati al CIE

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Articolo pubblicato il 15 dicembre 2014

[IT] I fondi disponibili per l’ente gestore del CIE di Ponte Galeria di Roma sono stati dimezzati, con il conseguente degrado delle condizioni di detenzione – già cattive – dei migranti. Questo taglio è legato al cambio di ente gestore, e soprattutto alla tecnica delle gare d’appalto al ribasso, denunciata dalle associazioni perché inadatta a garantire un trattamento dignitoso ed il rispetto dei diritti umani dei migranti. Allo stesso tempo, al CIE di Torino lascia i detenuti sono lasciati al freddo, a seguito di un guasto della caldaia, che le autorità non considerano un’urgenza.

Ponte Galeria, fondi tagliati al Cie

E stata quasi dimez­zata la cifra quo­ti­diana a dispo­si­zione dell’ente gestore per ogni trat­te­nuto al Cie di Ponte Gale­ria, vicino Roma: da 41 a 28,8 euro al giorno. È que­sta la varia­zione prin­ci­pale deri­vata dal cam­bio di ammi­ni­stra­zione del cen­tro, prima coor­di­nato dalla coo­pe­ra­tiva Auxi­lium e, dalla mez­za­notte del 14 dicem­bre, dalla Rti Gepsa S.A. e dall’associazione cul­tu­rale Acua­rinto. Il pas­sag­gio da un ente all’altro si sta rive­lando pieno di dif­fi­coltà, a comin­ciare dalla sorte dei 67 ope­ra­tori cui non è stata garan­tita la ricon­ferma. La nuova gestione è suben­trata a quella pre­ce­dente due anni dopo la sca­denza del con­tratto tra l’Auxilium e la pre­fet­tura di Roma, poi­ché alla fine del 2012 non era ancora ter­mi­nata la gara per l’assegnazione dell’appalto. L’aspetto più deli­cato riguar­dava la deter­mi­na­zione del costo gior­na­liero di ogni ospite che è stato infine fis­sato dalla pre­fet­tura a 30 euro. E ancora una volta, nono­stante le denunce di asso­cia­zioni e ope­ra­tori, il cri­te­rio per sele­zio­nare l’organizzazione aggiu­di­ca­trice è stato quello della «migliore offerta con il cri­te­rio del prezzo più basso», come si legge nel testo del bando «ponendo a basa d’asta il prezzo di 30,00 pro-capite pro-die» e senza che fos­sero «ammesse offerte in aumento rispetto al prezzo a base di gara».
Una dici­tura che crea non poche per­ples­sità. Innan­zi­tutto per­ché la coo­pe­ra­tiva Auxi­lium, insieme ad altri enti gestori in tutta Ita­lia, attri­buiva alla scar­sità di fondi dispo­ni­bili le dif­fi­coltà di gestione del cen­tro. L’esempio più evi­dente, tra tanti, riguar­dava l’impossibilità di ritin­teg­giare le pareti in seguito a un prin­ci­pio di incen­dio veri­fi­ca­tosi durante una pro­te­sta. Non solo. I fondi insuf­fi­cienti rice­vuti per la gestione influi­vano nega­ti­va­mente sulla qua­lità dei pro­dotti da acqui­stare per l’igiene degli ospiti, dal den­ti­fri­cio al deter­sivo per lavare gli indu­menti. Ma a risen­tirne erano anche gli ope­ra­tori, costretti a ritmi di lavoro este­nuanti in un edi­fi­cio fati­scente e lugu­bre. E tutto ciò, quando a dispo­si­zione c’erano 41euro, ogni giorno e per ogni ospite. Dal 15 dicem­bre, quella cifra è dimi­nuita di 13 euro. Le riper­cus­sioni sulla vita dei trat­te­nuti saranno nume­rose, a comin­ciare dalla prima misura messa in atto: la ridu­zione del poc­ket money, ovvero dei soldi che ogni ospite ha a dispo­si­zione per l’acquisto di beni extra, come snack, tes­sere tele­fo­ni­che e siga­rette. Da 7 euro si è pas­sati agli attuali 5 euro.
Senza voler met­tere in discus­sione pre­ven­ti­va­mente la nuova gestione, occorre valu­tare le con­se­guenze di un simile taglio. E non man­cano i pre­ce­denti: negli anni scorsi a Cro­tone, a Modena e a Bolo­gna si è arri­vati alla chiu­sura dei cen­tri per l’insostenibilità dei costi di gestione a fronte della scar­sità di fondi, e dopo che per mesi i trat­te­nuti erano stati costretti a con­di­zioni di vita del tutto ina­de­guate. Andrebbe rivi­sto l’intero sistema e soprat­tutto i cri­teri di asse­gna­zione, affi­dando ad esem­pio a un ente gestore su scala nazio­nale tutti i cen­tri attra­verso un’unica pro­ce­dura a evi­denza pub­blica e legando l’assegnazione delle gare d’appalto non solo all’offerta eco­no­mica più bassa, ma al rispetto di quanto pre­vi­sto dal capi­to­lato. Andrebbe poi garan­tito il moni­to­rag­gio a livello cen­trale delle con­di­zioni di vita nei cen­tri, veri­fi­cando la con­gruenza dei ser­vizi offerti con le con­ven­zioni.
E, ancora, andrebbe ripen­sato il ricorso stesso ai Cie, se si pensa alla fun­zione che svol­gono: trat­te­nere, anche per mesi, per­sone che rara­mente ven­gono poi rim­pa­triate. Il pro­blema vero riguarda la sus­si­stenza di que­sti posti che hanno già dimo­strato tutta l’inefficacia rispetto alla loro ragione di esi­stere: l’identificazione e l’espulsione. Basta un solo dato a dimo­strarlo: a fronte di tutte le per­sone trat­te­nute, solo lo 0,9% viene riman­dato nel paese di ori­gine. Tutte le altre escono senza essere iden­ti­fi­cate e senza aver avuto la pos­si­bi­lità di rego­la­riz­zare la loro posi­zione sul ter­ri­to­rio italiano.

Link dell’articolo:

http://ilmanifesto.info/ponte-galeria-fondi-tagliati-al-cie/ 

Si veda anche: 

http://cartadiroma.waypress.eu/RassegnaStampa/LetturaNL.aspx?dest=fratucello@arci.it&cod=162014SIF211512002

Bibliografia

Data/e di pubblicazione: 15/12/2014
Fonte: Il Manifesto