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Italia [IT] Report delle visite al Palaspedini di Catania e ai CIE-CARA di Caltanissetta

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Articolo pubblicato il 20 marzo 2015

[IT] Il 1° ottobre 2015, nell’ambito di una missione in Sicilia e a Lampedusa alla quale hanno partecipato cinque deputati europei (GUE/NGL), la deputata europea Malin Björk ha visitato, con l’associazione Arci, il centro di accoglienza straordinaria di Palesdini (Catania) e il CIE e due CARA a Caltanissetta.

Membri della delegazione: Malin Björk, deputata europea, Swedish Left, gruppo GUE/NGL, Svezia; Berit Dählström e Amanda Ahall, assistenti parlamentari di Malin Björk; Luca Scarpiello, assistente parlamentare dell’euro-deputata Eleonora Forenza, lista Tsipras, Italia, gruppo GUE/NGL; David Lundy, addetto stampa, gruppo GUE/NGL; Amandine Bach, consigliera, gruppo GUE/NGL; David Fedele, regista indipendente;  Carmen Cordaro, avvocato, membro dell’Arci e della campagna “Open Access Now”; Giuliana Sano e Rana Abu Rub, interpreti; Salvo Fruciano e Giovanni Marano, giornalisti.

“Le visite hanno mostrato chiaramente che le sfide che abbiamo di fronte sono grandi e la legislazione europea non sembre rispettata. La situatione dei minori stranieri non accompagnati è particolarmente preoccupante. La situazione dell’accoglienza dei richiedenti asilo in Italia è chiaramente una conseguenza del fallimento delle politiche e dei regolamenti europei e impone ai decisori politici di assumersi le loro responsabilità. Dobbiamo ammettere il fallimento e le conseguenze inaccettabili del regolamento Dublino e de-militarizzare le frontiere dell’UE per rendere disponibili le risorse necessarie al rafforzamento delle procedure di accoglienza dei richiedenti asilo e a garantire il rispetto dei diritti di queste persone.”

 Malin Björk, MPE, Swedish Left Party, GUE/NGL

Centro di accoglienza straordinaria, Palaspedini, Catania

Quando siamo arrivati, i  carabinieri non erano informati della nostra visita e ci hanno detto che non potevamo entrare. Dopo alcune spiegazioni, abbiamo capito che  la richiesta di accesso a questa struttura temporanea doveva  essere fatta al Comune di Catania  e non alla Prefettura come per i  CARA ed i CIE.  Questo dimostra chiaramente la mancanza di trasparenza rispetto alle responsabilità  per i centri temporanei, che sembrano essere al di fuori delle “normali procedure”. La delegazione è arrivata al Palaspedini alle 10 della mattina, ma non si è potuto entrare prima delle 11.30 e solo dopo una telefonata  di Eleonora Forenza ad autorità e funzionari del comune. Tutta la delegazione è  potuta  entrare  tranne i giornalisti che hanno dovuto aspettare fuori.

All’interno del palasport, la delegazione si è intrattenuta con 6 minori stranieri non accompagnati (MSNA),  che erano dentro il centro dal momento in cui erano stati soccorsi in  mare, 10 giorni prima, in attesa di trasferimento verso strutture per minori. Poiché queste strutture sono piene, com’è stato detto ai ragazzi, non si sa quando il trasferimento sarà effettuato. Dopo il soccorso in mare, i minori hanno raccontato che tutte le persone che erano a bordo della barca sono state condotte al Palaspedini (circa 90 persone, di cui una donna), gli adulti sono stati  trasferiti dopo 3 giorni, mentre loro aspettano ancora. Durante la nostra conversazione, un’operatrice sociale di una struttura temporanea per minori è arrivatadicendo di essere venuta  per il trasferimento dei minori. Abbiamo avuto la netta sensazione che  la nostra visita  avesse provocato il trasferimento,  ma non siamo in grado di provare questo nesso. L’operatrice ha spiegato che sarebbero stati condotti verso un centro temporaneo per minori,  normalmente per massimo 3 giorni, prima di essere trasferiti verso un centro permanente per MSNA. L’avvocato dell’Arci  ha dato ai minori il suo biglietto da visita per poter seguire i loro dossier.

Sul viaggio in mare, i minori  hanno detto che fortunatamente nessuno è morto durante la traversata. Non avevano giubbotti salvagente e né telefoni satellitari a bordo e sono stati soccorsi da un mercantile filippino.

La delegazione ha constatato l’inadeguatezza delle condizioni d’accoglienza nel palazzetto dello sport, specialemente in presenza 24 ore su 24 di 90 persone. Docce e bagni sono vecchi  e sporchi,  non ci sono lenzuola sui materassi.

I MSNA hanno detto di non avere visto in 10 giorni nessun avvocato o associazione. Una persona era venuta per spiegare le procedure previste per il MSNA, ma senza dare il suo nome o contatti. I minori non saprebbero dire di chi si trattasse. La delegazione ha messo l’accento sul fatto che dei MSNA siano stati trattenuti per 10 giorni in una struttura inadeguata per chiunque e ancor più per dei minori.

Centro di identificazione ed espulsione (CIE) e Centri di accoglienza per richiedenti asilo (CARA) di Caltanissetta

Diversamente che a Catania, la delegazione è potuta entrare senza problema poiché il personale era stato informato dalla Prefettura. Oltre a numerosi membri del personale dei centri, c’era anche il capo della polizia di Caltanissetta e un rappresentante del comune. I giornalisti non hanno potuto filmare all’interno dei centri, ma soltanto l’entrata del di uno dei CARA.

Al momento della visita, c’erano 475 persone neel CARA e 53 persone nel CIE, tutti uomini. Il CIE può accogliere, al massimo,  90 persone :

  • Nel CARA le principali nazionalità erano Pakistan, Afghanistan, Mali, Gambia e Nigeria(nessun Eritreo o Siriano). Il personale del centro ha spiegato che i migranti richiedenti asilo si presentano, spesso da soli, al centro, e che, al momento, c’erano circa 100 Pakistani in attesa nella tendopoli fuori al centro. Secondo il personale, i richiedenti asilo devono aspettare circa una settimana prima di depositare la domanda di asilo (modulo C3). L’età media è di 25-30 anni. Su richiesta, i richiedenti asilo possono avere cibo hallal. Dispongono di 75 euro al mese per comprare caffè, cioccolato, sigarette. Detta somma deve essere spesa all’interno del centro. Ci è stato detto che la procedura di asilo dura circa un anno e che 19% dei richiedenti sono “dublinati” che hanno fatto ricorso in Italia nell’impossibilità di richiedere asilo nel paese che li ha rimandati indietro.
  • Le persone detenute nel CIE hanno tutte ricevuto un provvedimento d’espulsione. Possono muoversi liberamente all’interno del centro. Il personale ha indicato che la permanenza è in media di 4 mesi. Le principali nazionalità erano egiziani e tunisini. Secondo le dichiarazioni dello staff, solo pochi si trovano nel CIE a seguito di una richiesta d’asilo diniegata. La maggior parte vengono dalla prigione. Solo una parte della delegazione è potuta entrare nel CIE:  l’euro-deputata Malin Björk e due membri dello staff,  Amandine Bach e Luca Scarpiello. All’interno, la tensione era palpabile e, alla fine della visita, è scattato l’allarme, e i militari che presidiavano il centro hanno indossato le protezioni antisommossa  e lanciato un intervento. Ci hanno detto di non preoccuparsi, che accade spesso e che si trattava di un tentativo di evasione. La delegazione ha iniziato la visita dal luogo in cui le persone sono registrate e vengono prese le impronte digitali che “attivano la convenzione Dublino”, come ha detto il personale. La delegazione ha poi visitato l’ambulatorio dove un medico è presente 24 ore su 24. Ci sono 2 medici e 2 psicologi. Le malattie  più frequenti sono il mal di testa, la  gastroenterite, ma anche depressione e  stress  post-traumatico.

La delegazione è, poi,  andata in uno dei fabbricati del CARA, quello che, scendendo,  si trova a sinistra. Il personale della struttura ha molto insistito sul fatto che le due parti formano un unico centro, ma la sensazione era che la situazione era molto diversa da un centro all’altro. La maggior  parte della delegazione ha avuto il tempo di visitare uno dei due CARA,  dove  si trovavano principalmente persone di origine pakistana e  afghana (mentre nel secondo sembrano esserci per lo più persone di origine sub-sahariana). I membri associativi e della delegazione che si sono recati nel secondo CARA hanno confermato che la situazione era molto diversa. Nonostante le richieste è stato impossibile intrattenersi in maniera confidenziale e non appena i migranti si lamentavano di qualche cosa, il personale diceva che non era vero. La tensione era alta in questa struttura. Nella prima struttura, la delegazione ha potuto parlare con calma con i richiedenti della vita all’interno del centro. Le lamentele  erano incentrate  sulla lentezza della procedura, ma i richiedenti dicevano che il  personale era gentile con loro. Nella seconda, la tensione era molto alta e i migranti gridavano verso la delegazione per chiedere quando sarebbero stati ascoltati dalla “Commissione”. Mentre una parte della delegazione era nel CIE, un’altra parte discuteva con i richiedenti del secondo CARA da fuori i cancelli. Alla fine, il personale ha lasciato entrare alcuni membri della delegazione, secondo i quali alcuni dei richiedenti erano palesemente minori .

Si veda il blog della visita della delegazione GUE/NGL in Sicilia ed a Lampedusa: http://www.guengl.eu/policy/action/lampedusa.

Bibliografia

Data/e di pubblicazione: 01/10/2014